Melinda

I giovani della Val di Non: un felice ritorno all’agricoltura

Sono in aumento gli under 30 trentini che mettono il loro entusiasmo nel rinnovare la tradizione della coltivazione delle mele. Negli ultimi 5 anni sono raddoppiati e puntano sulla qualità con coraggio e apertura mentale. Ecco la storia di Marco, che poteva fare il geometra e ha scelto le mele.

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Marco, 30 anni, racconta la sua scelta

«Fare il contadino non è un ripiego, è una scelta che vale»: così Marco, 30 anni, uno dei 450 abitanti di Dambel (nella media Val di Non), sintetizza la tendenza che negli ultimi anni vede tanti giovani ritrovare passione per la coltivazione delle mele. «I corsi del centro di istruzione e formazione Mach di San Michele sono sempre pieni, segno che tanti ragazzi si stanno preparando a subentrare agli anziani che vanno in pensione: è un bel ritorno alla campagna, dopo anni in cui c’era il mito di cambiare aria, di trovare la propria strada lontano dalla famiglia e dalle piante di mele».

Marco è un esempio di come la pomicoltura possa essere una passione, una scelta né scontata, né obbligata. «Io ho un diploma di geometra, quando mi sono iscritto alle superiori non pensavo che avrei proseguito il lavoro di mio padre, che dagli anni ’80 manda avanti i suoi meleti, in parte ereditati da mio nonno. Ma verso la fine della scuola ho realizzato che erano proprio le mele il futuro che volevo, e mio padre era la persona con cui desideravo lavorare».

Esperienza e coraggio, di padre in figlio

«Cresci con le scelte che fai»: questo per Marco è il bello del suo lavoro: «Ogni decisione che prendiamo dà i suoi frutti: in agricoltura qualcosa può sempre andare storto, ma è una grande soddisfazione quando azzecchiamo una scommessa. E quando la perdiamo, abbiamo sempre imparato qualcosa per la prossima volta». Parla al plurale, perché ha la fortuna di condividere con suo padre le scelte dell’azienda agricola: «Con il corso di 600 ore alla Fondazione Mach ho imparato la teoria, ma è mio padre a trasmettermi la sua esperienza, senza restare attaccato al passato: è aperto, non “sta sul sicuro”, accetta con me (dopo lunghe discussioni, ovviamente) le nuove sfide». Come quelle rappresentate dal piantare altre varietà di mele, oltre alle amate Golden. «Compio un atto di fiducia nel marketing di Melinda, che ci segnala le nuove esigenze dei consumatori: un’ottima esperienza, per esempio, è stato puntare su Evelina, una varietà che ha trovato nel nostro territorio la collocazione ideale».

I ventenni fanno ben sperare

Certo, c’è da lavorare tanto, da sperare sempre in un buon prezzo delle mele, da scongiurare disastri atmosferici e parassiti (con l’aiuto dei tecnici di San Michele). Anche investire nelle innovazioni, dalle reti antigrandine ai carri raccolta, ha i suoi costi. «Ma, con le nostre convinzioni, siamo gente che ragiona e non resta ferma: e per me è un buon segnale vedere i ventenni di oggi svegliarsi alle 5 di mattina, con la passione di andare a lavorare le mele».