La piantumazione è una fase decisiva nella vita di un meleto. Da questa dipende la futura resa delle piante di melo, sia in termini di quantità di mele prodotte sia di qualità del prodotto…e l’obiettivo di Melinda è di ottenere sempre mele di ottima qualità.
Conosci i segreti e le fasi necessarie per dare vita a un nuovo impianto di mele? Abbiamo chiesto ad alcuni nostri agricoltori di raccontarcelo.
Se vuoi un riassunto veloce degli step, scoprili nel video ma, ti avvisiamo, le interviste ti sveleranno molti più segreti!
La parola agli esperti
Abbiamo intervistato Nicola, giovane agricoltore di Revò e Giorgio, agricoltore da 19 anni a Denno
- Nicola, perché un nuovo impianto deve essere rinnovato?
Generalmente viene rinnovato per motivi di età delle piante e, di conseguenza, di resa delle stesse. Un altro motivo può essere l’esigenza, interna all’azienda o di Melinda, di ampliare la gamma varietale, in modo da rispondere in modo più puntuale ai gusti e alle esigenze del consumatore.
- Una volta presa la decisione di dar vita a un nuovo meleto, si può iniziare da subito o ci sono delle fasi da seguire?
Bisogna muoversi in anticipo. Prima di tutto perché per piantare un nuovo meleto è necessario prima estirpare le vecchie piante. Il periodo ideale per fare questo è l’autunno, subito dopo la raccolta delle mele, prima che arrivi il freddo e prima che l’agricoltore dedichi le sue giornate alla potatura dei meli.
È inoltre molto importante prenotare con largo anticipo le piantine e i materiali di struttura, cosicché essi siano pronti in primavera, quando sarà il momento di entrare nel vivo della piantumazione.
Quando si decide di piantare nuovi meli è fondamentale tenere presente che l’investimento può durare anche 15 anni e quindi vanno fatte attente valutazioni sulla varietà che sarà più adatta per il prossimo decennio.
- Giorgio, il terreno va preparato in anticipo?
È fondamentale preparare il terreno già in autunno, prima del freddo, con un’aratura uniforme e precisa. Questa fase è importante perché permette nel passaggio inverno-primavera (gelo-disgelo) il processo chiamato ‘crioclastismo’. In pratica in inverno la terra umida si ghiaccia e si compatta. Con l’arrivo del caldo primaverile si sfibra, si cristallizza e tende a ridursi in polvere, disgregando le zolle di terra e rendendo così il lavoro dell’agricoltore molto più agevole.
Rispetto ad un tempo, ora abbiamo attrezzi che rendono alcune fasi del lavoro meno faticose ma l’impronta dell’agricoltore sull’operato è sempre insostituibile.
- Ci sono condizioni particolari di meteo o umidità che determinano il momento in cui è meglio piantumare?
Certo. Il terreno deve essere ben riscaldato e questo solitamente avviene non prima di metà aprile. Inoltre ci deve essere un buon equilibrio del terreno: la terra deve essere abbastanza asciutta da poter essere lavorabile ma allo stesso tempo deve essere un po’ umida, per permettere alla pianta di attecchire più facilmente.
- Nicola, quando ci sono le condizioni, come si comincia?
Si piantano i pali di cemento che faranno da supporto ad ogni filare e, in seguito, il filo di ferro a cui ogni piantina sarà legata, cosicché si sviluppi in verticale e in linea con le altre piante dello stesso filare. Queste azioni si fanno a mano e richiedono forza e precisione da parte dell’agricoltore.
Prima di mettere a dimora le piantine, va segnata la distanza tra un melo e l’altro e solo dopo si fanno le buche in cui saranno messe a dimora le piantine.
- Giorgio, c’è una distanza standard tra un melo e l’altro e tra un filare e gli altri?
La distanza dipende dal tipo di varietà e dal tipo di pianta che si vuole mettere a dimora. Se voglio che la pianta si sviluppi molto in verticale, devo per forza aumentare la distanza tra un filare e l’altro per permettere al sole di entrare in obliquo durante la mattina, quando è ancora basso. Ogni filare deve prendere la giusta quantità di sole.
- Ci sono accorgimenti da seguire prima e dopo aver posizionato la pianta nella propria buca?
Su questo ci sono svariate credenze popolari e usanze paesane (Giorgio sorride).
Diciamo che la tendenza è quella di spuntare le ‘barbatelle’ (le radici più sottili) e spaccare a metà le radici più grosse, in modo da stimolare la pianta per ripartire con nuovi getti radicali. Dopo aver piantumato, sarebbe inoltre bene spargere sul terreno della sostanza organica, cioè del letame ben maturo, che funga da nutrimento.
Dopo qualche giorno dalla piantumazione, quando la pianta ha ben attecchito e ricomincia a vegetare, io solitamente dò una leggera potatura per favorire lo sviluppo: spunto qualche ramo e, se noto che qualcuno che tende ad essere più grosso del tronco, lo taglio.
- La piantumazione è un lavoro solitario o solitamente o l’agricoltore ha bisogno di aiuto?
Si può fare da soli ma per ottimizzare l’organizzazione solitamente si è almeno in 2- 3 persone, indipendentemente dalla grandezza del campo. Mentre uno tiene la pianta, l’altro la sotterra con il badile.
- Nicola, quanto tempo passa prima di vedere i frutti del nuovo impianto?
Come in ogni attività che ha la natura come protagonista, il tempo è sempre relativamente lungo: le nuove piante impiegano dai 4 ai 6 anni per entrare nella piena capacità produttiva. In questo periodo di tempo si possono capire quali eventuali correzioni apportare all’impianto per favorirne la crescita migliore.
Hai capito perché le nostre mele sono così buone? Dietro un gusto inconfondibile c’è l’importante lavoro dei nostri frutticultori, tra cui Giorgio e Nicola, dalla piantumazione fino alla raccolta dei frutti.