Oggi, 22 marzo, ricorre la Giornata mondiale dell’acqua.
Il tema ‘acqua’ ci sta molto a cuore e da tempo la nostra priorità è cercare di non sprecarne nemmeno una goccia.
L’uso responsabile delle risorse idriche è un nostro dovere
L’acqua è indispensabile per la coltivazione delle mele e, nonostante la scarsità d’acqua sia nel nostro territorio un fenomeno abbastanza recente, ci siamo interrogati da tempo sul nostro ruolo in tema di sfruttamento delle risorse idriche e abbiamo sentito forte la responsabilità e l’urgenza di farne un uso consapevole e sostenibile. Proprio per rispondere a quello che abbiamo percepito come un dovere, negli ultimi decenni abbiamo
- adottato nei nostri frutteti l’irrigazione a goccia;
- dotato i nostri impianti di lavorazione di sistemi di filtraggio e depurazione, in grado di riciclare l’acqua necessaria per accompagnare i frutti dalla fase di selezione a quella di confezionamento.
Irrigazione a goccia. Cos’è e quanto fa risparmiare?
Anziché sprecare acqua irrigando i campi con sistemi ad aspersione sovra chioma (le classiche girandole), come avveniva fino a una ventina di anni fa, oggi ogni melo riceve l’acqua direttamente alla radice, goccia dopo goccia. Passando attraverso ugelli posizionati su tubature fissate al fusto dell’albero, l’acqua cade al suolo in modo mirato e graduale, con notevoli benefici per l’ambiente, in termini di risparmio idrico, e per la pianta stessa, che in questo modo non subisce stress.
La quantità d’acqua erogata si basa su un sistema controllato e regolabile a seconda del reale fabbisogno della pianta, dettato dallo stadio di sviluppo del frutto e dall’umidità presente nell’aria e nel terreno.
Secondo la FAO l’irrigazione a goccia consente di risparmiare circa il 30,6% rispetto alla tradizionale irrigazione sovra chioma, rendendo i nostri frutti uno degli alimenti meno ‘spreconi’.
Risparmio idrico nelle fasi di lavorazione
L’acqua è fondamentale nella fase di crescita e maturazione dei frutti ma è altrettanto importante anche durante la lavorazione, quando le mele vengono prelevate dai cassoni, in cui sono state riposte durante la raccolta, e vengono dapprima lavate, poi selezionate in base alle caratteristiche – calibro e colorazione – e infine confezionate.
Il trasporto del frutto dal contenitore originario ai passaggi successivi avviene attraverso dei canali d’acqua. Per riempirli, anziché prelevare in modo continuo dall’acquedotto, abbiamo dotato i nostri impianti di efficienti sistemi di filtraggio, che depurano l’acqua di scarto della pulizia delle mele e la reintroducono nel sistema di vasche di trasporto, con un risparmio di risorse idriche del 90%.
Ruolo dell’acqua nella storia delle Val di Non e di Sole
Lo sfruttamento dell’acqua, di cui le Valli di Non e di Sole sono naturalmente ricche, ha giocato un ruolo di primaria importanza sullo sviluppo paesaggistico, economico e sociale del nostro territorio.
L’uso dell’acqua a livello industriale avviene tra il primo e il secondo Dopoguerra, quando importanti società elettriche vedono nella massiccia presenza di ghiacciai e torrenti del Trentino condizioni favorevoli per la produzione di energia idroelettrica e cominciano ad investire in grandi opere. È di questi anni la creazione di bacini, come quello del Careser in Val di Sole e come la diga di Santa Giustina in Val di Non, all’epoca la più grande in Europa.
Da un lato questi imponenti invasi hanno modificato la morfologia del paesaggio e dall’altro hanno offerto alla comunità occasione di lavoro, permettendo a centinaia di lavoratori di riscattarsi dalla condizione di povertà in cui vivevano.
Verso fine Ottocento, prima ancora dello sfruttamento dell’acqua a scopi energetici, si è sviluppata negli abitanti delle nostre valli la consapevolezza che l’acqua rappresentasse un’opportunità per dare vita ad altre economie, prima tra tutte la frutticoltura.
È stata chiara da subito agli agricoltori l’importanza di gestire le risorse idriche in modo collettivo e per questo si sono uniti in consorzi. Ciò ha permesso di originare economie di scala, fondamentali per costruire opere costose come canali e di bacini di raccolta dell’acqua, che hanno giocato un ruolo primario per lo sviluppo della frutticoltura in Val di Non e in Val di Sole, offrendo a molte famiglie l’occasione per sottrarsi alla povertà e all’emigrazione.
La sensibilità collettiva della comunità è stata pionieristica e ha permesso ai consorzi irrigui di appoggiarsi a centri di ricerca, che mettessero a punto tecnologie in grado di migliorare l’efficienza della gestione dell’acqua in un’ottica di riduzione degli sprechi.
Opere idriche a servizio della comunità
Molte opere di gestione delle risorse idriche sono state progettate affinché si inserissero in modo armonioso con il paesaggio e sono diventate nel tempo luoghi ricreativi.
Basti pensare ai ‘Laghi di Coredo e Tavon”, bacini artificiali costruiti per irrigare la campagna circostante e oggi molto frequentati da locali e turisti, che vi trascorrono momenti piacevoli, dedicandosi alla pesca o a passeggiate intorno alle rive.
Lo stesso accade per molti dei canali, in dialetto ‘lez’, attraverso cui passa l’acqua prelevata dalla sorgente per essere condotta nei campi o nei bacini di raccolta. Per la loro pendenza minima e per il contesto paesaggistico in cui si trovano, sono diventati oggi luoghi amati per le passeggiate in famiglia.
Un esempio? Il Lez che collega il paese di Sanzeno al santuario di San Romedio. Se vuoi provarlo, dai un’occhiata all’itinerario.
Se vuoi conoscere quali altre azioni Melinda mette in campo per lavorare in modo responsabile, ti invitiamo a visitare la sezione del nostro sito dedicata alla sostenibilità